Pagina:Aleardi - Canti, Firenze 1899.djvu/409

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canto politico. 369

Ti si farà chiedendoti novelle
De le viscere sue. Dille: «L’àn fatto
Molto patir; l’àn tratto
Dall’una all’altra carcere, fra i ceppi,
Come un ribaldo. In pianto
Soletto errò mordendo l’inferigno
Pan dell’esiglio. Saldo
Pur lo tenne il benigno
Amor, la netta coscienza, e il canto.»
Ma quando assunta al glorïoso bacio
Sarai del Cristo, anima di Maria,
Ricòrdati d’Italia,
E abbracciata la croce,
Esci con questa voce:
«O Redentore, io vengo
Da la nobile e forte itala terra:
La terra tua, però che là su un sacro
Colle di voti e di laureti adorno
La verginella Ebrea
Che ti fu madre, un giorno
La povera casetta deponea.
Però che là tra i fasti
Del lido tiberino
Del sangue de’ tuoi martiri fecondo
Così sublime il tuo vessil levasti,
Che fu segnal divino
All’anime vaganti per il mondo.
Ma ohimè! una serva avara e frodolente
Schiatta di gente che non ha famiglia,
Là nel tuo santo nome
Intenebra de’ popoli la mente,
Turba le fedi e i cuori,
Il delitto consiglia
Complice grida il verecondo cielo