Pagina:Aleardi - Canti, Firenze 1899.djvu/433

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poesie volanti. 393

Balsami usciti con l’Avemmaria;
E gli usignuoli prorompeano in balde
Sfide di canto. E forse,
Giudice imparzïale,
Li udia da un ramo la contesa amica,
Per dividere poi col vincitore
Il nido nuzïale.
Percorrea l’universo un’armonia
Di profumi, di note e di splendore.
E parea che fugaci Le lucciolette mi dicesser: «ama;»
Che gli astri eterni mi dicesser: «pensa;»
Che gli usignoli mi dicesser: «canta.»
Ida, tale dovea
Esser l’ora che a te mi conducea.

II.

Quando discesi, tutto
Vôlto era in lutto. Un tenebroso velo
Rubava il cielo. Se pupilla alcuna
Di que’ viventi incogniti che stanno
Più innocenti di noi forse e più lieti
Nei consorti pianeti,
In quello istante riguardò la terra,
Dovea parerle tetra
Nave solinga con le vele nere
Vagabonda per l’etra.
Gravi cadeano e rare
Goccie di piova, somiglianti a tristi
Goccie di pianto che, passando a volo,
Lagrimassero spiriti non visti,