Pagina:Aleardi - Canti, Firenze 1899.djvu/442

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402 poesie volanti.


     Per non più ritornar. Quella è l’aurora
D’un secol novo, intelligente e pio.
L’Italia à spento il Vaticano, ed ora
Là ne fan festa gli angioli di Dio.»
     In villa, tra i monti.


SULL’ALBO DELLA CONTESSA LAURA R.


     Laura, al tuo nome eresse un monumento
Il più gentil degl’Itali cantori;
Ma per la via di que’ sottili amori
Smarrir talor le grazie il sentimento.

     Egli era nato in una primavera
Di civiltà: cuori e canzoni allora
Eran freschi, eran lieti: in quell’aurora
Non presentiano il mesto de la sera.

     L’età pensosa, che successe, impose
Un nuovo accento di tristezza al canto,
Perchè avesse a ritrar non so qual pianto,
Che dall’anime stilla e da le cose.

     Se il trovator de la crudel francese
Dalla tomba d’Arquà risuscitasse
E la cetra a novelli inni temprasse
Per dir tue lodi, vergine cortese,

     Pago or non fora a minïar concetti
Sugli occhi o il crin: ma scenderia profondo
Dentro al tuo cor, per rivelar quel mondo,
Ch’ivi tu serbi di potenti affetti.