Pagina:Aleardi - Canti, Firenze 1899.djvu/461

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poemetto giovanile. 421

Rotta vogando per l’immobil onda,
Su le scalee dei templi, e innanzi a gli atrii
De le reggie patrizie erravan forme
Vaporose in ducal manto vestite,
Che, al venir de la nave, il piè strisciando
Senza passo sull’acqua taciturne,
Vi salían dentro dolorosamente
Festeggiate dai funebri consorti.

     Quando fûr dove frange a gli immortali
Murazzi il mar, misterïoso un vento,
Onde venuto non si sa, li spinse,
E via, siccome fulmine, per l’orba
Solitudine. Al par d’impäuriti
Corridori, fuggivano le sponde
Istrïane, e il deserto anfiteatro
Fuggía di Pola; dileguavan l’irte
Dai flutti tormentate assiduamente
Dalmatiche scogliere, e il profumato
Da le olezzanti sue vallee d’aranci
Äere di Corcira. E via pur sempre
Di quel navil l’irrefrenabil volo.
Allor quando scorrea per qualche golfo
Memore ancor di veneziane mischie,
Ratto salían da le profonde sabbie
Tavole sciolte o scavezzate antenne
Che ne seguivan, dietro galleggiando,
Il fantastico volo e la mestizia.
Ma come giunse procedendo in faccia
Di Lepanto a le torri e a la marina,
Tacque il vento, e fûr viste al manco lato
Tutte quante l’egregie ombre addensarsi;
E un protender di braccia, e un minaccioso