Pagina:Aleardi - Canti, Firenze 1899.djvu/521

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poemetto giovanile. 481

Nel misterio dell’ombre impreveduta,
Rapidissima, atroce, e la favella
Diversa, a le ferite unica guida;
Sopra l’onda del mar fumando il sangue
A rivoli cadea da la galera
Dove appariva al lume de le stelle
Come una caccia di figure bianche
Che perseguíte da una gente armata
E seminuda, sull’infida tolda
Cadean trafitte, o dai raggiunti bordi
Si lanciavan nei vortici del mare.

     E la povera Actea, non abborrendo
I morti e il sangue ond’era molle e ingombro
De la stiva sfollata il pavimento,
Danzava al metro de le sue canzoni!

     “Cipro, vincemmo!” il sire di Saído
Gridò con voce a le battaglie avvezza.
“Cipro, vincemmo! — I martiri insepolti
Esulteranno ne le patrie valli
Vendicati. — Ben altra opra ne resta!
Ora liberi alfin, lungo gli scogli
Costeggerem di quella curva baia,
Come pin da corsal tacitamente.
Dell’alba a le seconde aure vêr Candia
Veleggeremo. Ivi il Lïone alato,
Poi che lottò con le tempeste, dorme
Su le tarde galee sonni ozïosi:
Lui d’un tradito popolo le grida
Risveglieranno, pria che l’Ottomano
S’avventi a fulminar novellamente
Qualche nostra città. — Fratelli, al remo!