Pagina:Aleardi - Canti, Firenze 1899.djvu/98

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58 le prime storie.

Are i poggi eminenti, ove talora,
Vittima sacra a paurosi Numi,
Una scannata vergine giaceva,
Delitto novo ad espïar delitti.

     Ma fra l’ombre spiccar di quelle selve
Veggo pur anco splendide persone
Di magnanimi vati. Il brando al fianco,
La cetra in man, l’astro del genio in fronte,
E un Dio nel core, e gían peregrinando
A impietosir quelle selvaggie turme
Di repugnanti, e süaderle a forti
Cittadinanze, a diboscar le tetre
Piaggie; e coi blandi riti e con la pia
Carità de le tombe ingentilirle,
E col nobile canto. Ahi sventurati!
E non sapean che un Dio col legno istesso
De la croce de’ martiri composta
Volle la cetra del civil poeta!
E tu il sapesti in pria, tu venerando,
Tu bellissimo Orfeo. Scendea la notte
Sul ciel di Tracia, e tintinníano i sistri
Dell’orgia sacra; quando una congiura
Di furenti fanciulle, a cui fu tolta
La vagabonda Venere, s’avventa
Sull’egregio pudico. I lacerati
Brani celando sotto il peplo infame
Seminaron pei solchi; e poi che il tronco
Capo baciâr voluttuose, in mezzo
Lo scagliaron dell’Ebro a le correnti,
Ove nuotando a lungo, semivivo
Navigò per l’Egeo, finch’ebbe posa
Nei mirteti di Lesbo.22 Ivi lo spiro