Pagina:Alencar - Il guarany, I-II, 1864.djvu/146

Da Wikisource.

— 128 —

Di repente il cagnolino, che accarezzava la sua morta padrona, alzò il capo, fiutò l’aria e partì come una freccia.

Pery, ch’era stato muto testimonio di questa scena, consigliò don Diego a ritirarsi a casa per prudenza, e poscia continuò il suo cammino.

Lo spettacolo cui era stato presente, l’avea rattristato; gli sovvenne della sua tribù, de’ suoi fratelli, che da tanto tempo avea abbandonati, e che forse a quell’ora erano ancor essi vittime dei conquistatori della loro terra, ove altra volta viveano liberi e felici.

Dopo andato circa una mezza lega, scorse in distanza un fuoco nel bosco; e attorno di esso, seduti, due selvaggi e un’Indiana.

Il più vecchio, di statura gigantea, applicava alla punta delle canne silvestri i denti lunghi e incisivi della capivara, e affilava ad una pietra quell’arma terribile.

Il più giovane empiva di piccoli semi neri e vermigli un frutto vuoto, ornato di penne e attaccato a una cordicina lunga due palmi.

La donna, che ancora era giovane, scardassava del cotone, i cui fiocchi bianchi e puri cadevano sopra una gran foglia che tenea nel grembo.

Vicino al fuoco vedeasi un piccolo vase verniciato con bragia sotto, ove l’Indiana gettava di tratto in tratto certe foglie larghe e secche, le quali mandavano in alto grossi volumi di fumo.

I due Indiani per via di una canna aspiravano que’ vapori, finchè gli occhi lagrimassero; dipoi continuavano il loro lavoro.