Pagina:Alencar - Il guarany, I-II, 1864.djvu/48

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L’Indiano, che al movimento della tigre avea curvato lievemente i ginocchi e stretto con più forza il palo, addirizzossi di nuovo; e senza lasciare la sua posizione, senza levar gli occhi di dosso all’animale, vide il drappello che passava alla sua diritta.

Stese il braccio e fece colla mano un gesto da re; che re delle foreste era veramente, intimando ai cavalieri di continuare la loro via.

Alla mostra fatta da Loredano col moschetto di voler prendere la mira entro le frondi, l’Indiano battè col piè al suolo in segno d’impazienza, e accennando alla tigre e levando la mano al petto, sclamò:

— È mia!... è mia!

Queste parole furono proferite in portoghese, con pronuncia dolce e sonora, ma in tuono energico e risoluto.

Loredano sorrise.

— Per dio! professate un diritto ben originale! Non volete che si faccia offesa alla vostra amica?... E sia pure, signor cacico, continuò gettando il moschetto ad armacollo; ella ve ne saprà grado.

In risposta a cotesta minaccia, l’Indiano battè disdegnosamente colla punta del piede sulla carabina che stavagli davvicino, come per significare che se lo avesse voluto, già avrebbe abbattuto d’un colpo la tigre.

I cavalieri compresero il gesto; onde all’infuori della cautela necessaria in caso di qualche