Pagina:Alencar - Il guarany, I-II, 1864.djvu/62

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— So che tu non la pensi così, Cecilia; e che il tuo buon cuore non guarda al colore del volto per far giudizio dell’animo. Ma gli altri?... Credi tu che non mi accorga del disdegno con cui mi trattano?

— Già ti dissi più d’una volta che questa è una tua immaginazione; tutti ti amano e ti rispettano come è dovere.

Isabella crollò il capo tristamente.

— A te sta bene il consolarmi; ma tu stessa vedesti se ho ragione.

— Senti, un istante di mal umore di mia madre...

— È un istante ben lungo, Cecilia! rispose la fanciulla con un amaro sorriso.

— Ma ascolta, disse Cecilia passando il braccio alla cintola di sua cugina, e chiamandola a sè, tu ben sai che mia madre è una signora molto severa anche con me stessa.

— Non ti adirare, cugina; ma questo solo serve per provarmi viemeglio quanto già ti confessai: in questa casa tu sola mi ami, i più mi sprezzano.

— Ebbene, replicò Cecilia, io ti amerò per tutti; già non ti chiesi di trattarmi come sorella?

— Sì! e ciò mi causò un piacer tale, che non puoi immaginare. Se io fossi tua sorella!...

— E perchè non hai da esserlo? Voglio che tu lo sii!

— Per te, ma per lui...

Questo lui fu mormorato tanto basso, che Cecilia non l’udì.