Pagina:Alencar - Il guarany, I-II, 1864.djvu/98

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un gran rischio, per la posizione in cui si trovava la camera di lei.

Ancorchè le fondamenta e la parete sorgessero a un braccio di distanza dall’orlo del precipizio, don Antonio de Mariz, per difendere questa parte della casa, avea fatto costruire un piano inclinato dalle finestre all’estremo dello spianato: era quindi impossibile camminarvi sopra, non presentando la sua superficie levigata punto alcuno d’appoggio al piede, per quanto saldo e sicuro.

Al basso della finestra aprivasi la roccia tagliata a picco, e formava una cava profonda, coperta da un strato verde di trepadeire e cipò, che serviva di dimora a tutti quei rettili moltiformi, che pullulano nell’ombra e nell’umidità.

Perciò l’uomo che precipitasse dall’alto dello spianato in quel baratro largo e profondo, se per miracolo non si sfracellasse sulle punte della roccia, sarebbe divorato in un attimo dalle serpi e dagli insetti velenosi, che riempivano quei meati e quegli spechi.

Già da alcuni istanti le cortine della camera si erano chiuse; appena una luce vaga e tramortita disegnava sulle frondi verdenere dell’oleo la forma quadrata della finestra.

Loredano che teneva gli occhi fissi in quel riflesso come in uno specchio, nel quale sognava tutte le immagini della sua folle passione, d’improvviso trasalì.

In quello smorto chiarore disegnavasi un’ombra mobile; un uomo si avvicinava alla finestra.