Pagina:Alencar - Il guarany, II, 1864.djvu/122

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— Faremmo quello che siamo usi di fare quando chiedi qualche cosa, rispose il fidalgo con galanteria; eseguiremmo i tuoi ordini.

— Oh! ordini, no, padre mio! non è che un desiderio!

— E che sono i desiderii di un angioletto come tu?

— Dunque ci accompagnate.

— Per certo.

— E voi, signor Alvaro?

— Io... obbedisco.

Cecilia, volgendosi al giovane, non potè non arrossire; ma vinse il suo turbamento, e avviossi con sua cugina per la scala che conduceva alla piccola valle.

Alvaro era malinconico; dopo la conversazione avuta con Cecilia, aveala veduta nel tempo del pranzo; la fanciulla schivava i suoi sguardi, e neppur una fiata gli avea rivolta la parola.

Il giovane supponeva che questo fosse l’effetto della sua imprudenza della sera; ma Cecilia mostravasi tanto lieta, tanto soddisfatta, che pareva impossibile che ancora serbasse memoria di quell’offesa, di cui egli si accusava.

Il modo con cui era trattato dalla fanciulla, avea più dell’indifferenza che del risentimento; si sarebbe detto che avea scordato quanto era accaduto; che non serbava di ciò la menoma rimembranza.

Era questo che rendea mesto Alvaro, non ostante la felicità provata quando don Antonio lo