Pagina:Alencar - Il guarany, II, 1864.djvu/158

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Pery esaminò i dintorni per vedere se ogni cosa era queto e tranquillo; e dopo quell’esame scrupoloso si assise sopra una panca del giardino e aspettò.

Mezz’ora dopo una luce rischiarò la finestra della camerale la porticina aprendosi lasciò vedere il corpicino grazioso di Cecilia, che risaltava nel vano illuminato.

La fanciulla, scorgendo l’Indiano, corse alla sua volta.

— Mio buon Pery, diss’ella; tu soffristi molto oggi, non è vero? E trovasti la tua signora cattiva, ben ingrata, per ordinarti di partire! Ma ora, mio padre il disse, rimarrai con noi sempre.

— Tu sei buona, signora: tu piangevi quando Pery si accingeva a partire; tu implorasti per lui.

— Dunque non sei in collera con Cecy? disse la fanciulla sorridendo.

— Lo schiavo può esser in collera colla sua signora? dimandò l’Indiano ingenuamente.

— Ma tu non sei schiavo!... rispose Cecilia con un gesto di contrarietà; tu sei un amico sincero e devoto. Mi salvasti la vita due volte; fai l’impossibile per vedermi contenta e soddisfatta; ti esponi tutti i giorni a morire per cagion mia.

L’Indiano sorrise.

— Che vuoi che Pery faccia della sua vita, signora?

— Voglio che ami la sua signora; che le obbedisca; che apprenda ciò che ella gl’insegnerà.