Pagina:Alencar - Il guarany, III-IV, 1864.djvu/164

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una mano disfaceva impercettibilmente uno dei groppi alla punta della sua tunica di cotone.

Quando il vecchio ebbe finito di parlare, squadrò da capo a piedi il prigioniero, e arretrando di due passi alzò lentamente la pesante clava, che impugnava colla sinistra.

Gli Aimorè, ansiosi, attendevano; le vecchie coi loro coltellacci di pietra trasalivano d’impazienza; le giovani indiane sorridevano, nell’atto che la sposa del prigioniero volgeva altrove lo sguardo, per non mirare lo spettacolo orribile che stava per appresentarsi.

In quell’istante Pery levando le due mani agli occhi si coperse il viso, e chinando il capo rimase alcun tempo in quella posizione, senza far un moto che rivelasse il menomo turbamento.

Il vecchio sorrise.

— Hai paura!

Udendo queste parole, Pery rizzò il capo con orgoglio. Un’espressione di giubilo e di serenità raggiava dal suo volto; si sarebbe detta l’estasi di quei martiri di religione, che nell’ultim’ora, a traverso la tomba, travedono la felicità superna.

L’anima nobile dell’Indiano, presta a separarsi dal corpo, parea che già si sciogliesse dal suo involucro; e posandosi sulle labbra, negli occhi, sulla fronte, attendesse il momento di lanciarsi nello spazio e riparare in seno del Creatore.

Levando il capo, fissò gli occhi nel firmamento;