Pagina:Alencar - Il guarany, III-IV, 1864.djvu/183

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di rendere il suo corpo impenetrabile, facea conto di effettuare il suo progetto prima di morire, ed ove pure cadesse ferito, avea il tempo di passare il veleno alle labbra.

Non fu deluso nelle sue previsioni: dopo aver conseguito quanto desiderava, ed eccitato la rabbia degli Aimorè, spezzò la sua arma e implorò la vita dal nemico; fu questa di tutto il sacrifizio la parte che più gli costò.

Ma non potea far altrimenti; la vita di Cecilia lo esigeva, la morte che l’avea rispettato fin allora, potea coglierlo; e Pery volle esser fatto prigione, come avvenne e nel modo che si era proposto.

L’usanza de’ selvaggi di non uccidere in guerra il nemico, ma di farlo prigione per giovarsene nel festino della vendetta, era per Pery una guarentigia e una condizione favorevole all’esecuzione del suo progetto.

Quanto al risultato finale, se non fosse stato l’intervento di Alvaro, esso era pure d’una certezza infallibile.

Secondo le leggi tradizionali di quel popolo barbaro, tutta la tribù dovea prender parte alla festa; le fanciulle assaggiavano soltanto la carne del prigioniero; ma i guerrieri l’assaporavano come un manicaretto dilicato, condito dal piacere della vendetta, e le vecchie colla gola feroce delle arpie, che si saziano nel sangue delle loro vittime.

Pery facea quindi disegno con tutta certezza