Pagina:Alencar - Il guarany, III-IV, 1864.djvu/204

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Alvaro; il suo volto avea un’espressione di tristezza profonda.

Attraversando la sala, l’Indiano depose sopra il sofà quel carico prezioso, e guardando il volto livido di colui che già era stato suo amico, asciugossi una lagrima che gli corse per le guancie.

Nessuna delle persone presenti ardiva rompere il silenzio profondo che avvolgeva quella scena lugubre; gli avventurieri che aveano accompagnato Pery, quando passò in mezzo a loro correndo, arrestaronsi alla porta compresi da compassione e rispetto per quella disgrazia.

Cecilia non potè gustar l’allegrezza di veder Pery salvo; i suoi occhi, malgrado le sofferenze passate, ancora aveano lagrime per piangere quella vita nobile e leale, che la morte avea allora allora recisa.

Quanto a don Antonio de Mariz, il suo dolore era quello d’un padre che perde il figlio; era quel dolor muto e concentrato, che scuote le forti tempre senza però abbatterle.

Passata quella prima emozione, prodotta dall’arrivo di Pery, il fidalgo interrogò l’Indiano e udì dalla sua bocca il breve racconto degli avvenimenti seguiti, e di cui avea la conferma innanzi agli occhi.

Ecco quello che era accaduto.

Partendo la sera, nell’atto che cominciava a sentire i primi effetti del veleno terribile che avea inghiottito, Pery andava a mantenere la promessa fatta a Cecilia.