Pagina:Alencar - Il guarany, III-IV, 1864.djvu/224

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— A che giova, padre mio? Per un’ora, se tanto ci resta a vivere, non vale la fatica! rispondea la fanciulla sorridendo tristamente.

— T’inganni! Ancora non siamo affatto perduti.

— Avete qualche speranza? dimandò ella con aria incredula.

— Sì, ho una speranza, e questa non mi illuderà! rispose don Antonio con accento profondo.

— Quale? Ditemelo!

— Ben sei curiosa? replicò il fidalgo sorridendo. Te lo dirò solo quando farai ciò che ti chiedo.

— Volete che beva questa tazza?

— Sì.

Cecilia prese la tazza dalle mani di suo padre, e dopo bevuto, si volse a lui con uno sguardo interrogatore.

— La speranza che nutro, figlia mia, è che nessun nemico varcherà la soglia di questa porta; puoi credere alla parola di tuo padre e dormir tranquilla. Dio veglia sopra di noi.

Baciando la fronte immacolata della fanciulla, si alzò, la prese nelle sue braccia, e posandola sulla seggiola ov’egli era prima seduto, uscì dall’armeria, e andò ad esplorare quanto accadeva fuori della casa.

Pery che avea assistito a quel dialogo tra padre e figlia, occupavasi in procacciare nell’armeria vari oggetti di cui mostrava aver bisogno, poi li ascondeva sotto la sua tunica di cotone.