Pagina:Alencar - Il guarany, III-IV, 1864.djvu/243

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Pery non ardiva proferire una parola; scorgeva quanto avveniva nell’animo della sua signora, e non avea il coraggio di pronunziare la prima lettera di quell’enigma, che per certo non indugerebbe a comprendere.

Alla fine la fanciulla, abbassando la vista per vedere ove stava, si accorse della piroga, e gettando un’occhiata rapida per l’ampio letto del Parahyba, che scorreva lentamente per la foresta, si fece bianca come i lini delle sue vesti.

Si volse verso l’Indiano cogli occhi spalancati, le labbra tremanti, la respirazione repressa, il seno affannoso, e supplicando colle mani giunte:

— Padre mio!... padre mio!... sclamò ella singhiozzando.

Il selvaggio lasciò cadere il capo sul petto e si nascose il volto tra le mani.

— Morto!... Mia madre pur morta!... Tutti morti!..

E vinta dal dolore, la fanciulla strinse convulsivamente il seno che le scoppiava pe’ singhiozzi, e chinandosi come lo stelo dilicato di uno di que’ fiori che crescevano in riva all’acqua, lasciò scorrere liberamente le sue lacrime.

— Pery non potè salvar che te sola, signora! mormorò l’Indiano tristamente.

Cecilia rizzò alteramente il capo.

— Perchè non mi lasciasti morire co’ miei?... sclamò ella come presa da accesso febbrile. Ti chiesi forse di salvarmi? Abbisognava de’ tuoi servigi?...