Pagina:Alencar - Il guarany, III-IV, 1864.djvu/260

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— Ella mi farà compagnia. Va, fratel mio, e torna subito.

— Pery non andrà lontano; se tu lo chiamerai, ti sentirà.

— E mi risponderai? non è vero? affinchè io sappia che mi sei vicino...

L’Indiano, prima di partire, circondò a qualche distanza il luogo ove stava Cecilia di un cordone di piccoli fuocherelli, fatti di lauro, di cannella, di uratahy ed altri alberi aromatici.

In tal modo rendeva quel recesso impenetrabile: il fiume da un lato e dall’altro le fiamme che fugherebbero gli animali nocivi e partirolarmente i rettili; il fumo odoroso che usciva dai fuochi allontanava persino gli insetti.

Pery non avrebbe tollerato che una vespa o un moscherino qualunque offendesse la cute della sua signora, e succhiasse una goccia di quel sangue prezioso; perciò avea prese tutte quelle cautele.

Cecilia dovea star tranquilla come in un palazzo; e infatti era un palazzo di regina del deserto quell’ombreggiato pieno di freschezza, ove l’erba facea l’ufficio di tappeti, le frondi di sopraccielo, i festoni fioriti di cortine, i sabià di musici, le acque di specchio, e i raggi solari di arabeschi dorati.

La fanciulla vedea da lungi la sollecitudine con cui il suo amico si affaticava per la sua sicurezza, e l’accompagnò coll’occhio fino all’istante che disparve nel più denso della selva.