Pagina:Alencar - Il guarany, III-IV, 1864.djvu/264

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appassì, perchè spiccato dalla pianta; e il fiore stava nel tuo seno. Pery nelle dimore dei Bianchi, ancorchè a te vicino, sarebbe come questo fiore: tu ti vergogneresti di guardarlo.

— Pery!... sclamò la fanciulla offesa.

— Tu sei buona; ma quanti hanno il tuo colore, non hanno il tuo cuore. Colà il selvaggio sarebbe uno schiavo degli schiavi; e chi nacque il primo ben può essere tuo schiavo, ma è signore dei boschi e comanda ai più forti.

Cecilia mirando quel riflesso di nobile orgoglio, che brillava in fronte all’Indiano, sentì che non potea combattere la sua risoluzione dettata da un senso elevato.

Conobbe che in fondo alle sue parole ci avea una gran verità, che il suo istinto indovinava; ella ne avea la prova in quella rivoluzione, che si era operata nel suo spirito, veggendo Pery in mezzo al deserto, libero, grande, maestoso come un re.

Qual non sarebbe dunque la conseguenza di quella nuova vita? In una città, in mezzo all’incivilimento, che sarebbe un selvaggio, se non un captivo trattato da tutti con disprezzo?

Nell’intimo del suo animo non potea non approvare la risoluzione di Pery; ma non sapeva acquetarsi al pensiero di perdere il suo amico, il suo compagno, l’unica affezione che forse ancora le rimaneva nel mondo.

In quell’intervallo l’Indiano ammanniva la semplice refezione offertagli dalla natura. Collocò