Pagina:Alencar - Il guarany, III-IV, 1864.djvu/279

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si stese sopra quella pianura liscia e tersa, somigliante a un’onda marina che invade la spiaggia.

Subito dopo tutto il letto del fiume si coperse di quel velo sottile, che si sdoppiava con una celerità spaventosa, rumoreggiando come un manto di seta.

Allora nel fondo della foresta rintronò un fracasso orrendo, che veniva rimbombando per lo spazio; sarebbesi detta la folgore che scorreva senza freno per le latebre delle boscaglie.

Era sera!

Non c’era più tempo per fuggire; l’acqua avea mandato il suo primo ruggito, e rizzando il capo precipitavasì furiosa, invincibile, divorando lo spazio come fosse un mostro del deserto.

Pery fece quella pronta risoluzione, che era richiesta dall’urgenza del pericolo: invece di guadagnare il bosco, si sospese a uno dei cipò, e salendo sulla vetta della palma, ivi riparò con Cecilia.

La fanciulla, desta con violenza e desiderosa di conoscere quanto accadeva, interrogò il suo amico.

— L’acqua!... rispose egli accennando all’orizzonte.

In fatti una montagna bianca, fosforescente, ingolfavasi fra le arcate gigantesche dalla foresta, precipitandosi sopra il letto del fiume e muggendo come l’oceano, quando percuote le roccie co’ suoi marosi.

Il torrente passò rapido, veloce, vincendo nel