Pagina:Alencar - Il guarany, III-IV, 1864.djvu/71

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pello scoperse il suo bel capo incanutito, che sopra il fondo nero della notte e nel mezzo del chiarore vermiglio delle fiaccole risaltò con una vivacità di colorito ammirabile.

— Se alcuno di voi dà il menomo segno di disubbidienza, se alcuno de’ miei ordini non è eseguito con prontezza e fedelmente; io, don Antonio de Mariz, vi giuro per Dio e sul mio onore che non uscirà di questa casa persona viva. Siete trenta; ma la vostra vita, quella di voi tutti, sta nelle mie mani; mi basta un sol moto per isterminarvi e liberare la terra di trenta assassini.

Nell’atto che il fidalgo stava per ritirarsi, comparve Alvaro pallido di emozione, ma fiero per coraggio e indignazione.

— Chi osò alzar quivi la voce contro don Antonio de Mariz? sclamò il giovane.

Il vecchio, fidalgo sorridendo orgogliosamente, pose la mano nel braccio del cavaliere.

— Non v’occupate di ciò, Alvaro; siete abbastanza nobile per non voler vendicare un affronto di questa sorte, ed io abbastanza superiore per non esserne offeso.

— Ma, signore, occorre dar un esempio!

— L’esempio sarà dato, e qual si conviene. Quivi non ci sono che colpevoli ed esecutori di pena. Il luogo non fa per voi. Venite!

Il giovane non persistè, e accompagnò don Antonio de Mariz, che avviossi lentamente alla sala, ove trovò Ayres Gomes.