Pagina:Alencar - Il guarany, III-IV, 1864.djvu/8

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minava di suggellare due carte scritte la sera innanzi.

— Figlio mio, diss’egli con una lieve emozione, questa notte ho riflettuto sopra quello che ci può capitare, e giudicai che vi conviene partire oggi stesso per San Sebastiano.

— Non è possibile, signore!... Vi par giusto di allontanarmi quando correte un pericolo?

— Sì! È nell’imminenza di un gran pericolo che io, capo della casa, sento esser mio dovere di salvare il rappresentante del mio nome, il mio erede legittimo, il protettore della mia famiglia orfana.

— Confido in Dio, padre mio, che i vostri sospetti saranno infondati; ma se egli volesse sottoporci a una tal prova, l’unico luogo che compete a vostro figlio, all’erede del vostro nome, è in questa casa minacciata; è al vostro fianco per difendervi e partecipare alla vostra sorte, qualunque ella sia.

Don Antonio strinse suo figlio al petto.

— Ti riconosco; tu sei mio figlio: è il mio sangue giovanile che scorre nelle tue vene, è il mio cuore d’una volta che parla per le tue labbra. Lascia non pertanto che i cinquant’anni d’esperienza, che passarono da indi in poi sul mio capo incanutito, ti apprendano qual divario corra dall’adolescenza alla vecchiezza, dal cavaliere ardente al padre di una famiglia.

— V’intendo, signore; ma per l’amore che vi consacro, toglietemi al dolore e alla vergogna