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incontra situazioni d’aspetto più terribile ed altre molte, qui sopra il San Gottardo, nudo, deserto, desolato, vede e sente spirare qualche cosa di peggio del terrore: l’imagine della morte».

Indi prosegue: «In tutta la catena delle Alpi il monte San Gottardo è il più elevato. Il passaggio di qui sorpassa tutti gli altri dello Spluga, del Gran San Bernardo, del Sempione, ecc. Gli antichi chiamavano quel passo Summae Alpes. È dunque fuor di dubbio che colassù, ove trovasi l’Ospizio dei Cappuccini, è la strada e l’abitazione più alta d’Europa. Dico strada ed abitazione, non già sito o sommità, per lasciar intendere che ben vi sono delle altre cime più alte che fan corona d’intorno, ma senza strada praticabile e appena accessibile ai cacciatori di camozze. Tutte queste cime e dossi appartengono generalmente al monte S. Gottardo, ch’è tutt’insieme un ammasso di monti; sebbene più comunemente si approprî tal nome in particolare a quel sito ove passa la strada dinanzi all’Ospizio già nominato. Questo sito presenta una pianura, o a dir meglio un deserto sassoso ineguale, lungo, secondo la direzione della strada, forse un miglio, e largo assai più, tutto screpolato ed aspro di rottami, circondato da altri monti, da roccie e vette torreggianti, quali nude, quali coperte più o meno da nevi e ghiacci sempiterni. Di questi monti li più nominati, e le di cui sommità sono forse meno inaccessibili, sono la Forca, il Grimsel, il Monte Uccello, l’Alpe di Fieudo. Su quest’ultimo noi scegliemmo di montare, e riuscimmo a grande stento di assiderci sull’estrema vetta. Nel gran deserto sassoso ho già accennato che vi sono dei laghetti; questi hanno origine dalle sopraeminenti ghiacciaie, una delle quali noi pure visitammo, cioè quella che forma il più grande di tai laghi, detto di Luzendro, il quale mi parve lungo più di un miglio e largo quasi mezzo. Da questo lago in gran parte sorte il fiume Reuss, che va poi a formare il lago di Lucerna; gli altri laghetti più piccoli trovansi d’attorno assai vicini all’Ospizio dei Cappuccini, e quasi sulla strada, e da questi ha origine il nostro Ticino.

«Si sono fatte tante questioni sull’origine de’ fiumi, si sono fabbricate tante ipotesi; ma se invece di disputare e di scrivere, di far sistemi e di combatterli, di calcolare con pochi tratti di penna la quantità de’ vapori e delle pioggie, di creare a loro posta nell’interno de’ monti e ricettacoli e filtri e limbicchi, si fossero per tempo avvisati i filosofi di sortire dai loro gabinetti per seguire il filo de’ fiumi risalendo alle loro prime sorgenti nelle Alpi, veduto avrebbero come tutti i fiumi hanno la loro culla e l’alimento perenne dalle ghiacciaie, le quali per istem-