Vai al contenuto

Pagina:Alfieri, Vittorio – Tragedie, Vol. I, 1946 – BEIC 1727075.djvu/23

Da Wikisource.

lettera di ranieri calzabigi 17


A prima vista si scopre che, in questi diversi quadri, tutto quel movimento che quella celebre favola prestar può all’immaginazione, compendiato si trova. Il pittore, che è poeta muto, non potendo far parlare i personaggi che introduce, è necessitato a farli agire. Quí niente ci astrae, né ci divaga. Tutto serve a rappresentarci le passioni di quegli eroi in quel solenne turbamento. A me sembra, che se una tal continuazione di quadri (che formano una dipinta tragedia) ben disegnata fosse, e arditamente e fieramente colorita da un primario pittore, desterebbe negli animi degli spettatori il terrore e la compassione, con maggior sentimento e maggiore energia e celeritá, che una tragedia sullo stesso soggetto composta, o letta, o in teatro rappresentata.

Se dietro questa mia idea anderá ella, signor Conte stimatissimo, esaminando le meglio disegnate tragedie che si conoscano, rileverá, credo, che vi si adattano maravigliosamente, e che tanto piú vi si adattano quanto piú sono meglio disegnate e sceneggiate. Anzi l’imperfezione di molte, penso che derivi dal non essere state maneggiate su questo meccanismo. Le tragedie son tanto piú interessanti e piú perfette, quanto son meno declamatorie, piú in movimento, e piú pittoresche: e però somministrano alla fantasía piú ricche e piú interessanti situazioni per la pittura; come piú d’ogni altro epico poema ce le presenta la divina Gerusalemme del Tasso, omai espressa in migliaja di quadri, di sbozzi, e disegni.

Or quando tutto ciò sia vero, come, secondo me, egli è incontrastabile, ecco che avremo la vera chiave, e per giudicare del merito d’ogni poema, e singolarmente della tragedia, e per formarne il piano piú perfetto, e la piú interessante sceneggiatura.

I pantomimi (intendo parlare di quelli degli antichi) co’ gesti, co’ movimenti, colle attitudini, animavano le figure o i personaggi che imitavano; li caratterizzavano, e gradatamente di scena in scena li conducevano a collocarsi in que’ quadri o gruppi, co’ quali immaginavano piú far colpo sugli animi degli spettatori. Cosí intessevano qualunque azione o tragica o comica, dal suo principio fino al meditato scioglimento, senza pur dire una parola. Pilade e Batillo cosí, a mio credere, disegnavano le loro rappresentazioni. L’effetto di queste pantomine, che saltazioni chiamavano gli antichi, era maraviglioso; come ci lasciò scritto Luciano, come ce lo dice Apuleio, concordi con tutti gli scrittori di que’ secoli, che di questi spettacoli ci diedero qualche notizia.

V. Alfieri, Tragedie - I. 2