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256 | virginia |
traccia di pianto e di dolor: quí forse
tu passar li vedrai. — Ma, in ben altr’atto,
cinto da stuol, che vie piú ingrossa, scorre
per ogni via feroce Icilio in armi:
prega, minaccia, attesta, esorta, grida.
Pianto di madre, beltá di donzella,
valor canuto di guerriero padre,
e di tribun sedíziose voci,
terribil esca a piú terribil fiamma
stanno per esser; bada.
Appio Or via, se il vuoi,
trema per te; per me, se il vuoi: purch’io
per me non tremi. — Va: Virginio veggo
venire a me: lasciami sol con esso.
SCENA SECONDA
Appio, Virginio.
osi cosí? Di Roma oggi i soldati
dunque a lor posta van, tornano, stanno?
Virg.o Tal v’ha ragion, che licito può farlo.
Pure il severo militar costume,
cui da troppi anni io servo, or non infransi.
Chiesto commiato ottenni. In Roma torno
per la mia figlia;... e il sai.
Appio Che puoi per essa
dir tu, che in suon piú forte a me nol dica
la legge?
Virg.o Odimi. — Padre io son, pur troppo!
E come padre io tremo. Invan mi ascolto
suonar dintorno minacciose voci
di plebe a favor mio: so, che possanza
è molta in te; che a viva forza urtarla