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260 | virginia |
Virg.o Me la puoi... render... tu?
Appio Se a Icilio torla
tu vuoi.
Virg.o Glie la giurai.
Appio Sciorratti ei stesso,
oggi, estinto cadendo. Or va; ti avanza
a risolver brev’ora. È tua la figlia,
se d’Icilio non è: d’Icilio sposa,
far io non posso che con lui non pera.
Virg.o ... Misero padre!... A che son io ridotto?...
SCENA TERZA
Appio.
Appio stesso, se Roma in se chiudesse
molti cosí. Ma due, non piú, son l’alme
degne dell’ira mia: canuto, e padre,
è l’un; possenti ceppi: inciampo all’altro
sará lo stesso suo bollore immenso.
Far che in lui primo il furor suo ricada,
fia l’arte... Ma, che veggio? Ecco le donne
venir fra il pianto della plebe. — Or d’uopo
m’è sedurle, o atterrirle.
SCENA QUARTA
Appio, Numitoria, Virginia.
vi avanza, e breve egli è, deh! donne, alquanto
spiccatevi dal torbido corteggio,
da cui, piú ch’util, può tornarven danno. —
Giudice quí per or non sono: ascolta,