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6 rosmunda
Romil.   Se crudo

fu il mio padre con te, dritto di guerra
tale il fea; ma tu poi...
Rosm.   Di guerra dritto?
Nella piú cruda inospita contrada
dritto fu mai, ch’empio furore, e scherno
le insepolte de’ morti ossa insultasse? —
Nol vegg’io sempre, a quella orribil cena
(banchetto a me di morte) ebro d’orgoglio,
d’ira, e di sangue, a mensa infame assiso,
ir motteggiando? e di vivande e vino
carco, nol veggio (ahi fera orrida vista!)
bere a sorsi lentissimi nel teschio
dell’ucciso mio padre? indi inviarmi
d’abborrita bevanda ridondante
l’orrida tazza? E negli orecchi sempre
quel sanguinoso derisor suo invito
a me non suona? Empio ei dicea: «Col padre
bevi, Rosmunda». — E tu, di un simil mostro
nata, innanzi mi stai? — Se, lui trafitto,
te fatto avessi dai piú vili schiavi
contaminare, indi svenar; se avessi
arso, e disperso il cener vostro al vento;
vendetta io mai pari all’oltraggio avrei?
Va; né piú m’irritare. Augurio fausto
emmi il vederti mal tuo grado andarne
a fere nozze: e omai tu il nieghi invano;
a forza andrai. Nel sangue tuo si lordi
altra man che la mia. Ma, vanne intanto;
te quí non voglio, or che Almachilde aspetto
vincitore dal campo. Esci; e t’appresta
al tuo partire al nuovo dí: l’impongo.