Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
206 | merope |
risibil prova, l’asserir d’un vecchio
solo, ramingo, e da te compro: eppure,
altre prove aspettandone, supporlo
io tal vo’ intanto. — Olá, si sciolga. — Illeso
il rendo a te: quindi piegarti io spero
alle da me proposte nozze.
Egisto Oh rabbia!
Del genitor, che trucidato m’hai,
contaminar tu il talamo?... Su, fammi
tosto svenar; minor fia ’l danno...
Mer. Ah! figlio,
non l’irritare omai. Chi sa, qual volge
crudo pensier?... Deh! Polifonte...
Polif. Adrasto,
co’ piú de’ tuoi quest’atrio sgombra; e sole
restin le usate guardie. Il popol anco
per or dia loco;... ei tornerá... — Mi udisti... —
SCENA QUARTA
Polifonte, Merope, Polidoro, Egisto, Guardie.
Polif. Donna,
costui salvar null’altro puote al mondo,
che tu, col farti mia. S’anco in Messene
suddito alcuno a me rubello io conto,
son nella reggia appien signore io solo.
Del tuo figliuol la favola si avveri;
spento ch’io l’abbia, ogni mio danno poscia
rivivere nol fa. Brev’ora io lascio
a’ tuoi pensieri. — Anzi che il sol tramonti,
o quí, fra i Lari miei, dato hai di sposa
a me la mano; o quí, su gli occhi tuoi,
ucciso io stesso avrò costui.