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248 maria stuarda
contro il padre di lui. Tu stessa a forza

sposo il volesti; ed or, fia ver che in breve
ten diparta il divorzio?...
Maria   E chi tal grido
spandea di me? stolto, o maligno ei sia,
se al soglio pur di Elisabetta or giunge,
trovar de’ fede in lei? Né un sol pensiero
del divorzio ebbi mai; ma, se pur fosse,
che mi di’ tu? spiacer potrebbe a quella,
ch’ebbi giá un dí sí caldamente avversa
alle mie nozze?
Orm.   Del tuo onor gelosa,
non di tua contentezza invida mai,
fu Elisabetta allora. Al tuo regale
libero senno ella porgea consiglio
amichevole, e franco. Ella ti stolse
da nozze alquanto meno illustri forse,
che doveano spettarsi a par tua donna;
ma nulla piú. Convinta appieno poscia
del tuo saldo voler, tacque; né, credo,
resta or per lei, che appien non sii tu lieta.
Maria È ver: non ella in duri ceppi avvinto
tenne Arrigo, ch’io scelto aveami sposo;
sí che al regal mio talamo ei veniva
fuggitivo dal carcere; e sua destra
livida ancor de’ mal portati ferri
alla mia destra ei congiungea: non ella,
entro il suo regno, in ben guardata torre,
or, tuttavia, ritien del mio consorte
la madre a forza. Ella ben è, che sente
oggi pietá di quello stesso Arrigo. —
Trarla or tu dunque di sí fatta angoscia
dei, col dirle, che Arrigo, a suo talento,
sta in corte, o lungi, in libertá sua piena;
ch’io dal mio cor nol tolsi; e ch’io le altrui
private cure investigar non seppi