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252 maria stuarda
benché tardo, il rimorso oggi gli è scorta.

Ei mi ritrova ognor per lui la stessa:
io perdono a lui tutto, pur ch’io il vegga.
Bot. Deh, pentito ei pur fosse! Il sai per prova
s’io felice ti vo’.
Maria   Quant’io ti deggia,
di mente mai non mi uscirá. Tu il soglio,
che i nemici di Rizio empj oltraggiaro,
con la lor morte hai vendicato. In campo
contro i ribelli aperti io t’ebbi scudo;
contro gli occulti, assai piú vili, io t’ebbi
fido consiglio in corte. In un sapesti
schernir d’Arrigo le imprudenti trame,
e rimembrar ch’era mio sposo Arrigo.
Bot. Fatal maneggio! Omai, deh piú non sia
quí d’uopo usarlo!
Maria   Ah! se mi ascolta, e crede
Arrigo all’amor mio, (ch’ei sol nol crede)
sperar mi lice ogni ventura. Il trono,
men che il cor del mio sposo, a me fia caro.
Ma udiamlo; io spero: assai può il ciel; la sorte
può assai... Ma dove arte o consiglio or vaglia,
tu piú d’ogni altri a mio favor potrai.
Bot. Il mio braccio, il mio avere, il sangue, il senno,
(se pur n’è in me) tutto, o regina, è tuo.