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atto secondo 23
cosí dovranno a morte trarmi. Or fia

che di nostra rovina altri mai goda?
Fra il trono e te, Rosmunda sola io veggo.
Romil. E Almachilde?...
Ildov.   Almachilde? oggi il mio brando
vivo il serbò: dov’ei sia ingrato, il mio
brando il può spegner oggi. A me fien norma
il tempo, e il caso. — Intanto, il tornar pronto,
l’eterna fede mia, l’alta vendetta
del tuo trafitto genitor, ti giuro.
Romil. Toglier dal cor non io ti vo’ la speme;
ma in me speme una sola io pur riserbo,
di rivederti: e mi vivrò di quella.
Ch’io viva omai, se tua. non sono, invano
lo spereresti. E d’esser tua, qual posso
lusinga farmi?... Al ritornar, ten prego,
non esser tardo.
Ildov.   Il tuo dolor profondo
tremar mi fa. Di viver no, ti chieggo
sol d’indugiar finché il morir sia d’uopo.
Giuralo.
Romil.   Il giuro.
Ildov.   Ed io tel credo, e il tutto
volo a disporre, e tosto a te quí riedo.