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atto secondo 367



SCENA TERZA

Cosimo, Piero.

Cosimo Or parla, Piero.

Piero   I vaticinj in parte
son della madre veri. Infra noi sorge
abbominevol peste.
Cosimo   Ov’io pur regno,
peste non v’ha, che allignar possa: svelta
fin da radice fia: parla.
Piero   Sta il tutto
in te, ben so: tu sanator sovrano
sei d’ogni piaga; indi rimedio pronto
cerco in te solo. — Or dianzi, ad aspri detti
venner Diego e il fratello: io l’ire loro
a gran pena quetai; ma non estinte
sono, al certo. Cruccioso, e torvo usciva
Garzía: con preghi a víolenza misti
Diego rattenni: ei l’aggressor non fia,
no, mai; ma, se uno sguardo, un motto, un cenno
esce dell’altro a provocarlo; oh cielo!
Tremo in pensar ciò che seguir ne puote.
Cosimo Discordi sempre; io giá ’l sapea: ma quale
nuova cagion tant’oltre ora gli spinse?
Piero Quí ne lasciasti dianzi; e ancor s’andava
ragionando fra noi. Diego, a cui sempre,
come all’opre, al parlar virtude è scorta,
con quella propria sua nobil franchezza,
Garzía biasmava apertamente (e parmi,
nol fesse a torto) dell’ardir solo egli
al tuo cospetto la colpevol causa
difender di Salviati. Entro il piú vivo
del cor Garzía trafitto, (era pur troppo
la rampogna verace) ei trascorreva
contro il fratello ai vituperj: e Diego