Pagina:Alfieri, Vittorio – Tragedie, Vol. II, 1946 – BEIC 1727862.djvu/386

Da Wikisource.
380 don garzia



SCENA SECONDA

Garzia.

Che sguardi!... oimè!... Padre, deh! m’odi... Oh detti!...

Ma, di qual pegno parla? entro ogni vena
scorrer mi sento inusitato un gelo:
di Giulia intende ei forse? Ah! sí: qual pegno
a lei si agguaglia? Oh ciel!... Che fo?... Si corra...


SCENA TERZA

Eleonora, Garzia.

Eleon. Figlio; ove vai? t’arresta; i detti oscuri,

deh! mi spiega di Cosmo. Ei mi t’invia,
in soccorso; perché? qual caso?...
Garzia   Oh madre!...
che ti diss’egli?
Eleon.   «Va; reca consigli
al tuo Garzía; sovvienlo; or gli fai d’uopo».
Né piú vi aggiunse; e passava oltre, in volto
turbato, qual mai non lo vidi. Or parla;
non m’indugiar; che fu?
Garzia   Madre, conosci
tu questo ferro?
Eleon.   Del tuo padre al fianco
io sempre il veggo: e che per ciò?...
Garzia   Stromento
di regno è questo: e al solo Cosmo il fosse!
Contaminar la mia innocente destra
non ne dovessi io mai! ma il crudo padre
in man mel reca ei stesso; e vuol che in petto
io di Salviati a tradimento il vibri.
Eleon. Che ascolto? Oh ciel!... Ma, perché a te commessa