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18 saul
or, da piú notti, quella voce istessa

fatta è tremenda, e mi respinge, e tuona
in suon di tempestosa onda mugghiante:
«Esci Saúl; esci Saulle...» Il sacro
venerabile aspetto del profeta,
che in sogno io vidi giá, pria ch’ei mi avesse
manifestato che voleami Dio
re d’Israél; quel Samuéle, in sogno,
ora in tutt’altro aspetto io lo riveggo.
Io, da profonda cupa orribil valle,
lui su un raggiante monte assiso miro:
sta genuflesso Davide a’ suoi piedi:
il santo veglio sul capo gli spande
l’unguento del Signor; con l’altra mano,
che lunga lunga ben cento gran cubiti
fino al mio capo estendesi, ei mi strappa
la corona dal crine; e al crin di David
cingerla vuol: ma, il crederesti? David
pietoso in atto a lui si prostra, e niega
riceverla; ed accenna, e piange, e grida,
che a me sul capo ei la riponga... — Oh vista
oh David mio! tu dunque obbedíente
ancor mi sei? genero ancora? e figlio?
e mio suddito fido? e amico?... Oh rabbia!
Tormi dal capo la corona mia?
Tu che tant’osi, iniquo vecchio, trema...
Chi sei?... Chi n’ebbe anco il pensiero, pera... —
Ahi lasso me! ch’io giá vaneggio!...
Abner   Pera,
David sol pera: e svaniran con esso,
sogni, sventure, visíon, terrori.