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330 parere dell’autore

primo grado incestuoso ed orrendo, non si può assolutamente sviluppare, né prestargli quel calore che dovrebbe pure avere in bocca di Carlo, senza rendere questo principe assai meno virtuoso; e quindi, come piú reo, assai meno stimabile, e men compatito. Questo mio Carlo dee dunque moltissimo amare, ma contrastando sempre con se stesso e col retto, pochissimo dire: e quindi, non dovendosi egli mai interamente esalare, gli spettatori non verranno gran fatto commossi da una passione che egli sente bensí, ma non spiega.

Tutte le ragioni addotte per Carlo, militano anche tutte per Isabella; ma con la fortissima tinta di piú, che essendo ella donna e moglie, tanto piú riguardata dee procedere, e mostrarsi perciò tanto meno appassionata, perfino nei soliloquj stessi: perché un animo nato a virtú, neppur con se stesso ardisce pienamente sfogare una simil passione.

Ecco dunque una tragedia, in cui i tre principali personaggi sono, qual per carattere, qual per dovere, tutti sempre in un certo ritegno, che non mostrandoli che mezzi, li dee far riuscir quasi freddi. Me ne sono avvisto anche scrivendola, e ho cercato di salvar la freddezza quanto piú ho saputo. Confesso che non avendola io vista recitar bene, non posso dire se l’ho salvata in parte; ma son quasi certo, che in tutto non l’ho salvata; e che Filippo, Carlo, Isabella, e massime questi due, vanno lasciando all’uditore un desiderio ignoto di qualcosa piú, che io pure non potea, o non sapea dar loro, senza cadere in altri errori piú gravi; ove però alcuno ve ne abbia piú grave che non è la freddezza. Ma nel dire io freddi, non ho inteso di dir gelidi; che se cosí li credessi, non esisterebbero, e non ne parlerei. Gli altri tre personaggi, nel loro genere, sono forse men difettosi perché dovendo in somma operare assai meno, si sviluppano pure assai più.

Gomez, benchè atrocissimo e vile, (ma egli era il favorito di un tal re) a chi non ha ripugnanza per questa specie di caratteri parrá nondimeno forse appunto quale doveva egli essere.

Leonardo, introdotto nel solo consiglio, mi pare anche ritratto dal naturale. Egli è tuttavia un personaggio episodico; e ancorché possa produr qualche effetto, non era però necessario all’azione.

Perez, fenice de’ cortigiani, opera e parla come può e dee; ma se egli avesse qualche scena più con Carlo, potrebbero meglio svilupparsi tutti due, e quindi forse commoverebbero assai piú. Non l’ho fatto, perché la mia maniera in quest’arte (e spesso mal