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Pagina:Alfieri, Vittorio – Tragedie, Vol. III, 1947 – BEIC 1728689.djvu/349

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oreste 343

etá di dieci in undici anni, oltrepassi il verisimile d’alquanto. Io nondimeno oppongo questa ragione a me stesso, non giá perché io valevole né vera la creda, ma perché so che altri potrá dirla, o pensarla. Coloro dunque, che poco credono nella forza della passione di un’alta e giusta vendetta, si compiacciano di aggiungere nel cuore d’Oreste l’interesse privato, l’amor di regno, la rabbia di vedere il suo naturale retaggio occupatogli da un usurpatore omicida; e allora avranno in Oreste la verisimiglianza totale del furor suo. Vi si aggiungano inoltre i sensi feroci, in cui Strofio re di Focida lo dee aver educato; le persecuzioni che il giovine non può ignorare essergli state in mille luoghi suscitate dall’usurpatore; l’esser egli in somma figlio d’Agamennone, e il pregiarsene assai; tali cose tutte riunite, saranno per certo bastanti a immedesimare questa vendicativa passione in Oreste: che se egli non l’ha da molti anni giá in core, e se non è cresciuta con esso, certamente egli non potrá (come altri poco maestrevolmente l’ha fatto) vestirsela come una corazza; e, molto meno, dopo essere stato per due o tre atti della tragedia ignoto a se stesso, potrá egli divenire ad un tratto nei due ultimi un cosí vero figlio d’Agamennone, e un cosí acerrimo nemico di Egisto.

Elettra, stante le persecuzioni che soffre da Egisto, ed un misto di pietá e d’ira ch’ella va provando per la madre a vicenda; e attesa in somma la stessa ardentissima passione ch’è in lei, di vendicare il padre trucidato; Elettra diviene in questa tragedia un personaggio molto piú tragico, che non lo sia stata nell’altra.

Clitennestra pure riesce un carattere difficilissimo a ben farsi in questa tragedia, dovendo ella esservi

Or moglie, or madre, e non mai moglie o madre:

e ciò era piú facile a dirsi in un verso, che a maneggiarsi per lo spazio di cinque atti. Io credo nondimeno, che questa seconda Clitennestra, attesi i rimorsi terribili ch’ella prova, i pessimi trattamenti ch’ella riceve da Egisto, e le orribili perplessitá in cui vive, possa inspirare assai piú compassione di lei, che la Clitennestra dell’Agamennone; e credo, che lo spettatore la possa giudicare quasi abbastanza punita dalla orridezza del presente suo stato.

Pilade, mi pare quale dev’essere; assennato, ma caldissimo; in somma, quel raro e maraviglioso amico, di cui risuona ogni antica storia e poesia.