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346 parere dell’autore


Bianca è moglie, madre, e sorella; ma non credo di averle potuto o saputo prestare quella tale grandezza, che non dovendo essere romana, io mal poteva indovinare quale potesse pur essere; e la ho perciò, o tralasciata, o mal eseguita.

Guglielmo è un repubblicano fiorentino; e quindi, assai piú verisimile che Raimondo. Il costume di padre e di vecchio mi pare ben osservato in costui; egli nondimeno mi pare un personaggio piuttosto irreprensibile, che lodevole.

Salviati rimane nel fatto un personaggio subalterno ai due Pazzi; il suo carattere sacerdotale spande su la catastrofe un certo che di risibile, misto di un orrore che non può ancora per parecchi anni esser tragico nella presente Italia, ma che forse un giorno anche ad essa potrá parer tale.

Lorenzo (ancorché l’autore fosse uno dei congiurati contr’esso) ha pure, a mio parere, da lodarsi moltissimo del modo con cui egli vien presentato in questa tragedia: e credo io, che tutta la schiatta medicea, presa insieme, non abbia mai dato un’oncia dell’altezza di questo Lorenzo; ma bisognava pur farlo tale, affinché degnamente contra lui potesse congiurare Raimondo.

Giuliano è un tiranno volgare. Non era difficile né ad idearsi, ad eseguirsi. I ritratti si fanno piú facilmente che i quadri.

Nella condotta, questa tragedia ha un difetto capitalissimo, di cui però prego il lettore, o lo spettatore, a rendere in lealtá buon conto a se stesso, se egli se ne sia avvisto da se; e se, avvedendosene, ricevuto ne abbia noja e freddezza. Questa tragedia non ha che soli due atti, e sono il terzo ed il quinto. Nei due primi non si opera nulla affatto; vi si chiacchiera solamente; onde la tragedia potrebbe, con pochi versi d’esposizione di piú, benissimo cominciare al terz’atto. Con tutto ciò, se il quarto non tornasse ad essere immobile, e a ricadere in chiacchiere, il difetto dei due primi atti, supplito col calore della libertá, e dei diversi affetti, paterno e maritale e fraterno, non mi comparirebbe forse cosí grande.

La catastrofe, che per dover essere necessariamente eseguita in un nostro tempio, non si poteva esporre in teatro, mi ha anche molto sbalzato fuori della mia solita maniera, che è di por sempre sotto gli occhi e in azione tutto quello che por vi si può.

Risulta dunque al censore di questa tragedia, ch’ella è difettosa in piú parti, e di difetti non rimediabili, e da molti forse