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86 agide
Agide   A te non parlo,

quale a suocero genero; ancor ch’io
oltre ogni dire una consorte adori,
ch’è delle figlie esemplo.
Leon.   Alto legame
ell’era, è ver, fra noi, pria che di Sparta
tu mi cacciassi in bando.
Agide   Il so; né debbo
parlarten ora, poiché allor tel tacqui.
Non ch’io allor l’obliassi, e il sai; ma in core
Sparta allor favellavami, al cui grido
ogni altro affetto in me taceasi, e tace. —
Di Sparta il re, di me il nemico sei:
ma, se nol sei di Sparta, oggi dai Numi
giá protettori della patria chieggio,
e impetrar spero, un sí verace e forte
alto parlar, che da me stesso or vogli
apprender tu pronto e sicuro il modo,
onde ottenere oltre tue brame forse...
Leon. Oltre mie brame? E ciò ch’io bramo, il sai?
Agide Di me vendetta, a tutte cose innanzi,
brami, e l’avrai; dartela piena io voglio.
Durevol possa, è il tuo desir secondo;
e additar ten vogl’io la vera base.
Né basta; io t’offro alto infallibil mezzo,
onde acquistar cosa ben altra, a cui
forse il pensier mai non volgesti; e tale,
che pur (dov’ella ad acquistar sia lieve)
tu sprezzarla non puoi. Perenne, immensa
procacciartela ancora...
Leon.   E fia?...
Agide   La fama.
Leon. — Meglio sai torla, che insegnarla altrui. —
Meco il trono occupasti; al ben di Sparta
meco tu allor, per comun gloria nostra,
concorrer mai non assentivi: al tuo