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102 alceste prima
Servo   Lieto pur vanne:

spetta a noi, pianger dei Re nostri i guai.
Ercole Questo tuo dir fiere sciagure accenna,
e non estranie, no.
Servo   Se fosser lievi,
certo in vederti banchettare, io mesto
non mi starei.
Ercole   Dunque feroce oltraggio
gli ospiti miei mi feano?
Servo   In questa reggia
tu non giungevi al certo ora opportuno,
quando abbrunati, e rasi il capo, in pianto
noi ti accogliamo.
Ercole   Or, chi cessò quí dunque?
L’uno forse de’ figli, o il padre antiquo
di Adméto?
Servo   Ospite, ah, no: bensí la sposa
cessò di Adméto.
Ercole   Oh! che di’ tu? Ma, e voi
pur deste a me ciò non ostante albergo?
Servo Di a te negar questa sua reggia Adméto,
avea ribrezzo.
Ercole   Ahi misero! qual moglie
perdevi, o Adméto!
Servo   E non perí sola essa:
tutti perimmo.
Ercole   Io, nel vedervi in pianto,
e i mesti visi, e i tronchi crini, avvisto
quasi me n’era: ma deluso tosto
m’ebbe ei, dicendo, a peregrina donna
farsi i funébri onori. A mal mio grado
da pria varcava il limitar; pur bevvi,
e incoronato io banchettai quí poscia,
dove in sí ria sventura orbo sen giace
uom sí ospitale. Ma n’è tua la colpa:
tu mel tacesti; mentre angoscia tanta