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atto terzo 247
Chi sa? seguirla in altre parti forse

l’ira non vuol dell’oltraggiato Nume:
e quindi forse la infelice figlia,
tal sentendo presagio ignoto in petto,
tanto il partir desia, tanto ne spera. —
Ma, vien Peréo: ben venga: ei sol serbarci
può la figlia, col torcela.
Cecri   Oh destino!


SCENA QUARTA

Ciniro, Pereo, Cecri.

Pereo Tardo, tremante, irresoluto, e pieno

di mortal duol, voi mi vedete. Un fero
contrasto è in me: pur, gentilezza, e amore
vero d’altrui, non di me stesso, han vinto.
Men costerá la vita. Altro non duolmi,
che il non poter, con util vostro almeno,
spenderla omai: ma l’adorata Mirra
a morte io trarre, ah! no, non voglio. Il nodo
fatal si rompa; e de’ miei giorni a un tempo
rompasi il filo.
Ciniro   Oh figlio!... ancor ti appello
di tal nome; e il sarai tra breve, io spero.
Noi, dopo te, noi pure i sensi udimmo
di Mirra: io seco, qual verace padre,
tutto adoprai perch’ella appien seguisse
il suo libero intento: ma, piú salda,
che all’aure scoglio, ella si sta: te solo
e vuole, e chiede; e teme, che a lei tolto
sii tu. Cagion del suo dolore addurne
ella stessa non sa: l’egra salute,
che l’effetto pria n’era, omai n’è forse
la cagion sola. Ma il suo duol profondo