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nota | 415 |
Milanesi, vol. II | Didot, vol. V |
517 ambizione | 292 ambizion |
528 che ella | 322 ch’ella |
532 che è un solo | 335 che è uno solo |
532 un’aristocrazia | 335 una aristocrazia |
536 Demarista è donna e madre |
344 Demarista è donna, e madre, e donna. È una alterazione assai grave Il Mil. non ha inteso che l’Alfieri — con quel suo modo epigrafico — voleva dire è donna, cioè instabile e irrazionale; e il fatto di essere madre non annulla e supera la sua fragile muliebritá, quindi, pur madre, resta ancora donna.
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536 nessun’altra | 346 nessuna altra |
536 ch’ov’egli | 346 ch’ove egli |
539 contro | 355 contra |
540 ch’è stato | 356 che è stato |
541 s’impaccia | 359 si impaccia |
545 di Euricléa | 369 d’Euricléa |
546 un’atrocitá | 372 una atrocitá |
546 virtú ch’egli | 375 virtú che egli |
547 d’infiammare | 375 di infiammare |
554 piccoli | 397 piccioli |
554 che elle potranno | 398 ch’elle potranno |
La lunga nota — quando si aggiungano anche le caratteristiche generali della grafia settecentesca citate in principio e generalmente non rispettate dal Milanesi — dimostra esaurientemente che non si tratta soltanto di lievi e rarissimi ritocchi, ma di alterazioni piuttosto notevoli; e in qualche caso, che ho procurato di commentare nella nota, anche veramente gravi.
Nei versi che riporto più sotto1 il Milanesi ha rimesso le dieresi al loro posto. Il Didot invece non ha quell’accento acuto che, come abbiamo avvertito in principio, sostituisce il segno della
- ↑ Mi limito ad un gruppo di versi in cui l’iato è impossibile o fortemente improbabile.