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ATTO QUINTO

SCENA PRIMA

Coro, Adméto, poi Ercole con una Donna

sconosciuta e velata.

Coro Ma questi è al certo, qual mi sembra, il figlio

di Alcména; e vien verso i tuoi Lari, o Adméto.
Ercole Liberamente, o Adméto, ad uom ch’è amico
favellar dessi, e non serrarsi in cuore
tacitamente i guai. Dianzi, quí giunto,
io di tue angoscie a parte entrar bramava,
a prova io posto amico: ma tu, nulla
pur mi dicevi dell’esposto corpo
della morta tua moglie: anzi, ospitale
tu mi accoglievi nella reggia, in guisa
d’uom, cui premesse un qualche estraneo lutto.
Ed io, credulo, il capo incoronavami,
e in queste afflitte tue stanze spandea
libazíoni ai Numi. Offeso io quindi
men querelo, ed a dritto io men querelo.
Ma pur non vo’ te contristar giá mesto:
e la cagion, per cui sí ratto io torni,
dirotti. In tua custodia or questa donna
serbar mi dei, finch’io tornato adduca
meco i Tracj destrieri, ucciso pria
de’ Bistonj il Tiranno. Ma, s’io mai