Pagina:Alfieri, Vittorio – Tragedie postume, 1947 – BEIC 1726528.djvu/225

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atto terzo 219
a porger preghi a Dio, finché con esso

io quí tornato, riuniti tutti
compier possiamo il dover sacro. Io tosto
  o troverò; certo, è nel campo; e forse
di qualche ajuto or gli fa d’uopo. Un qualche
tetro sogno lui forse anco strappava
dall’inquíeto strato.
Adamo   Chi sa! forse
ell’è cosí. Ma, sia che vuol, ben parli,
figliuol mio; non conviensi al dí dar capo,
senza aver tutti riuniti, ad una
voce invocato Iddio. Va, corri e torna.
Eva Solo un istante, o Figlio; ch’io t’abbracci
pria ben bene. Or, va pure, e presto presto
col fratel torna: e digli, che noi stiamo
in un mortale affanno per lui solo.
Sii sollecito; sai?1 — Deh, come ratto!...
Par ch’ali snelle al lieve piede impenni.


SCENA QUINTA

Adamo, Eva, poi La voce d’Iddio.

Adamo Oimè! mal femmo, di lasciar soletto

andarne il garzoncello...
Eva   Ah! sí...
Adamo   Ma come
or ci penso io soltanto? Richiamarlo...
Ma, lungi è troppo. E s’io il seguissi?... Oh cielo,
te lascierei... Ma donde in me sí fera
perturbazione insolita?
Eva   Seguiamlo
piuttosto entrambi.


  1. All’uscir di Abèle sparisce la nube, dentro la quale Lucifero stava.