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Pagina:Alfieri - La virtù sconosciuta.djvu/12

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10 LA VIRTU SCONOSCIUTA,


rispondevati io; che de’ libri, benchè pochi sian gli ottimi, e ch’io tali fatti mai non gli avrei, bastanti pure ve ne sono nel mondo, a chi volesse ben leggerli, per ogni cosa al retto e sublime vivere necessaria imparare. A ciò ti aggiungea; che ufficio e dovere d’uomo altamente pensante egli era ben altrimenti il fare che il dire; che ogni ben fare essendoci interdetto dai nostri presenti vili governi, e il virtuoso e bello dire essendo stato così degnamente già preoccupato da liberi uomini che d’insegnare il da lor praticato bene aveano assai maggior dritto di noi, temerità pareami il volere dalla feccia nostra presente sorger puro ed illibato d’esempio; e che viltà mi parea lo imprendere a dire ciò, che fare da noi non si ardirebbe giammai; e che stolto orgoglio in fin mi parea l’offendere i nostri conservi con liberi ed alti sensi, che i loro non sono, poichè pur si stanno; i quai sensi in me più accattati