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DIALOGO. 25


verità lo dipinge) avrebbero la tua virtù non de’ tempi, doppiamente sentita, e fors’anche, come nuova e inaudita cosa imitata l’avrebbero?

FRANCESCO.

Questo lungo tuo sfogo ho io conceduto alla calda amistà: le lodi che dare a me vivo non avresti ardito, (troppo m’amavi per farmi cotanto arrossire) niuno ascoltandoci, soffro che alla ombra mia tu le dii; me non offendono, perchè a te un verace affetto le detta; me non lusingano, perchè da ogni mortale umana picciolezza son tolto: e purchè a chi che sia tu mai non le narri, io godo assai, che la memoria mia sì saldo ed onorato loco entro il tuo petto ritenga. Quelle virtù che a me presti, poichè sì ben le conosci ed apprezzi, fa che sian tue; e non nel tuo scrivere soltanto, ma nella pratica della vita, per quanto i tempi il comportano: e, poichè tanto me stimi, pensa dunque a tutta