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Pagina:Alfieri - La virtù sconosciuta.djvu/56

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54 LA VIRTU SCONOSCIUTA,


leggono, poteano di danno riuscirmi non lieve, finchè costretto era io di vivermi entro il mio carcer natío: alla tirannide, il sai, non meno dispiace chi dire osa il vero, che chi riceverlo ardisce. Ma tu, amico mio non meno discreto che caldo, tra le altre ragioni per cui ne sospendesti la stampa, fu anche una quella, di non volermi, nè la tragedia datami togliere, nè, col darmela, intorbidare in parte nessuna la tranquillità, o per dir meglio, il sopore della servile e tremante mia vita. Tu, generoso, per me ti assumesti di esser timido e vile; ed assai forte prova, in ciò fare, della tua rara ed immensa amicizia mi davi. Ma pure, tu il sai, che io a ricevere la tragedia tua era pronto; e che ogni mio danno, se toccarmene alcun men dovea, io riputava guadagno, qualor per te lo soffriva.

VITTORIO.

Il pianto mi strappi dal cuore; parlare, nè