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102 rime varie


Breve tanto è la vita, e lunghi i guai,
Che un altro verno ancor da te disgiunto,
11 Io, per me, non lo credo passar mai.
Son ripartito; (da te m’era ingiunto)1
Ma disperato, e misero piú assai;
14 Che il vederti e lasciarti era un sol punto.2


XCV [cxxix].3

Per un cane inviatogli dalla sua donna.

Tigro-pezzato4 Achille, o tu che pegno
Mi sei novello dell’amore immenso,
Di cui piace a mia donna farmi degno;
4 Vien meco, e acqueta il mugolar tuo intenso.
Tu di signor non cangi; il presto ingegno5
Tuo ben tel dice e il quasi umano senso:
E di venirne al mio dolor sostegno,
8 Fido men desti già tacito assenso.
Ella sola è signora,6 e d’ambo noi:
Non sarai servo a me, sarai compagno,
11 Poi ch’ella t’ama, quant’io gli occhi suoi.


  1. 12. Nelle quartine del son. seg. è meglio spiegato il senso di queste parole:
    Deh! perdona: ben sento; era a noi forza
    Restar, per altri quattro mesi o sei,
    Divisi; e un po’ dar tregua ai denti rei
    D’invidia, che del pianto altrui s’ammorza.
    Ben sento; anco tu stessa a viva forza
    Dal tuo fido amator, donna, ti sei
    Strappata; e i tuoi sospiri erano i miei;
    Che de’ duo nostri cori una è la scorza.
  2. 14. Cioè, mi parvero tanto brevi i giorni passati presso di te, che giungere e ripartire sembrarono un momento solo.
  3. Nel ms.: «24 ottobre: tra Lermes e Tarwis». Nessun dubbio, sebbene qualcuno abbia pensato trattarsi nel presente sonetto di un gatto (Nunzio Vaccaluzzo, L’opera poetica di V. A., Livorno, Giusti, 1909, 266) che l’animale di cui in esso si parla sia un cane. Primamente, trattandosi di un dono della Contessa all’A., mi par piú naturale che sia consistito in un cane, simbolo di fedeltà, che in un gatto, immagine dell’egoismo e del tradimento: inoltre, il mugolare (v. 4°) è piú propriamente di cani che d’altri animali e lo stesso dicasi del quasi umano senso (v. 6°) e dei salti festosi (v. 13°). Che se queste ragioni non fossero sufficienti a dimostrare che qui si tratta di un cane, leggasi anche l’altro sonetto Donna, deh mira il nostro buono Achille, ove si parla della testona che esso offre affettuosamente alle carezze de’ suoi padroni, del largo petto e, notisi bene, della sua instancabilità nella caccia.
  4. 1. Tigro-pezzato: dal mantello striato, come quello di una tigre. Nell’altro son. che ho sopraccitato: Che ben moscata e ben pezzata pelle! Achille doveva essere, se io non mi sbaglio, di razza danese: anche in questo l’A. rompe le consuetudini dei poeti de’ suoi tempi, cantori di cagnolini ringhiosi e noiosi: il suo cane è forte, robusto, degno compagno e, direi amico di un solitario poeta e di un uomo generosamente sdegnoso.
  5. 5. Il presto ingegno: la pronta intelligenza.
  6. 9. Signora, padrona.