Pagina:Alfieri - Rime scelte, Sansoni, 1912.djvu/14

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vi prefazione


è, diremmo, un altro Alfieri, ma negativo: Appio Claudio, Filippo, Creonte, Cresfonte.

Un poeta che sente tanto la propria personalità da non saperla o non volerla dimenticare mai, neppure quando scrive tragedie, che crea i suoi personaggi non volgendo gli occhi al mondo esteriore, ma, soprattutto, esplorando l’anima propria, che, se piange, piange le proprie lacrime, se freme, freme dei propri fremiti, può riuscire, quando la Natura lo abbia fornito di quella acuta intelligenza e di quella straordinaria sensibilità ond’era dotato l’A., eccellente nel genere lirico. E tale a me pare sia riuscito il nostro Poeta; cosí grande, anzi, che da moltissimo tempo non se n’era veduto l’eguale. E la grandezza gli deriva in primo luogo dall’avere associati nelle sue rime, con indissolubile legame, tre diversi e disparati elementi: l’amore della Libertà, l’amore per la Donna, l’amore per l’Arte. Ciascuno dei quali riceve alimento dagli altri e agli altri lo porge: cosí, se il Poeta fissa gli occhi della sua donna,

negri, vivaci, in dolce fuoco ardenti,

se ne riceve un sorriso, se gliene giunge una lettera, ecco si sente stimolato a compiere quelle opere che gli daranno, forse, la fama, alla quale costantemente anela, quelle opere a cui dovranno ispirarsi gli Italiani quando si sentiranno invasi da sacro e infrenabile amore per la libertà: è necessario percorrere a ritroso il cammino dei secoli e giungere sino a Dante, del quale l’A., con legittimo orgoglio, si stimava non ignobile discepolo, per trovare stretti in una cosí omogenea unità l’uomo, il cittadino, l’artista.

E nessuno, dall’Alighieri in poi, che, non riuscendo a trovare la libertà nel mondo, la cercò per i regni della morta gente, nessuno ne andò in traccia per sé né si studiò di suscitarne in altri il desiderio cosí costantemente e cosí ardentemente come l’A., che, piú di tutto, ringraziava Dio di essere stato posto in tale condizione da non aver mai avuto bisogno di impiego alcuno per vivere, ove avrebbe dovuto curvare la schiena e rinunciare, in