Pagina:Alfieri - Rime scelte, Sansoni, 1912.djvu/60

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32 rime varie


Ecco afferrato il porto: e già discende
Marte con l’armi orrende;
11E scorre i campi, e i fiumi varca e i poggi;
E d’ogni ostel fa alloggi.
Ma che perciò? vegg’io
Tremar quei prodi o sbigottir? Dolenti
Li veggio ben, ma impavidi: lor Dio
È libertà: non fieno in lei1 vincenti?

VIII.


Ogni bifolco in pro’2 guerrier converso
Per la gran causa io miro;
E la rustica marra e il vomer farsi
Lucido brando, che rotante in giro
Negli oppressor fia immerso.3
6Già del piú debil sesso io veggio armarsi4


8. In piú copia, in maggior quantità.

    soldatesche: «nel che», osserva il Botta (Storia della guerra d’indipendenza degli S. U. d’America, Milano, Ferrasio, 1819, II, 227) «tanto maggior contento provarono [i Britanni] che, siccome questi uomini tedeschi poco s’intendono di libertà, o di non libertà, e parlando eziandio una diversa lingua, poco si poteva temere che potessero essere svolti dalle diceríe e dagli incentivi degli Americani». Questi mercenarii furon pagati in ragione di 30 talleri per ogni colono che avessero ucciso, e la stessa somma fu stabilita per tre coloni che fossero stati semplicemente storpiati. L’infamia di questi patti esasperò sí fattamente l’animo dei confederati che senz’altro 13 colonie proclamarono la loro indipendenza prendendo il nome di S. U. d’America; Tommaso Jefferson annunciò il fatto al mondo intero con un proclama. — I mal compri Tedeschi tuoi soldati Valor ti danno a nolo, ricorda il petrarchesco (Rime, CXXVIII):

    ...... ’n disparte
    Cercar gente e gradire
    Che sparga ’l sangue e venda l’alma a prezzo?

  1. 16. In lei, nel suo nome.
  2. VIII. 1. Pro’, prode.
  3. 3-5. Virgilio (Eneide, VII, 635 segg.):
    Vomeris huc et falcis honos, huc omnis aratri
    Cessit amor: recoquunt patrios fornacibus enses.
  4. 6. Le abitatrici d’Eurota son le donne di Sparta: dello straordinario valore delle caroliniane cosí scrive il Botta, al cap. 12° del libro IV della sua storia: «Non solo non tenevano a male, ma e si rallegravano e si gloriavano all’essere chiamate col nome di donne ribelli. Invece di andarsene per le adunate pubbliche, dove si facevano le feste ed i rallegramenti, concorrevano a bordo delle navi, ed in altri luoghi, in cui erano tenuti prigioni i consorti loro, i figliuoli e gli amici, e quivi con modi pieni di cortesia gli consolavano e riconfortavano..... Allorché i conquistatori nelle festevoli brigate convenivano, non era mai, che volessero le Caroliniane intervenirvi, e quelle poche, che sí facevano, n’erano presso le altre disgraziate. Ma come prima arrivava prigioniero in Charlestown un uffiziale d’America, tosto il ricercavano, e con ogni sorta di piú onesta cortesia e con ogni segno d’osservanza e di rispetto il proseguivano.... Nel prender l’ultimo congedo dai padri, dai figliuoli, dai fratelli, dagli sposi loro, non che alcun segno dessero della fralezza, non so se nel presente caso io mi debba dire meglio maschile, o femminile, gli esortavano e scongiuravano fossero di buono e saldo proponimento, non cedessero alla fortuna, e non sofferissero, che l’amore, che portavano alle famiglie lontane, tanto in essi potesse, che dimenticassero quello, di ch’erano alla patria debitori...».