Pagina:Alfieri - Rime scelte, Sansoni, 1912.djvu/83

Da Wikisource.

di vittorio alfieri 55


Figlio, i’ le strinsi, e assai men duol; ch’io diedi
Nome1 in tal guisa a gente tanto bassa,
11Da non pur calpestarsi co’ miei piedi.
Se in me fidi, il tuo sguardo a che si abbassa?
Va, tuona, vinci:2 e, se fra’ pié ti vedi
14Costor, senza mirar, sovr’essi passa.3


XXXIX [lvi].4

Alla Repubblica di Venezia.

Ecco, sorger dall’acque io veggo altera
La canuta5 del mar saggia reina;
Che un’ombra in se di libertà latina
4Ritiene, e quindi estima averla intera.
Se d’Adria all’onde ella pur anco impera,
Non suo poter, ch’ogni dí piú declina,
Ma il non poter di chi con lei confina,
8Esserne parmi, ed è, la cagion vera.
Pur, quai virtú sí lungamente salda6
Contro all’urtare e al rïurtar degli anni
11La fer, quasi alta rocca in dura falda?7


    E s’io al vero son timido amico,
    Temo di perder viver tra coloro
    Che questo tempo chiameranno antico.
    Primiera, grande, non seconda a nessun’altra.

  1. 10. Nome, fama.
  2. 13. Ricorda il cesariano: Veni, vidi, vici.
  3. 14. È di Dante (Inf., III, 51):
    Non ragioniam di lor, ma guarda e passa.
    Nel ms. questo sonetto ha la coda seguente:
    Ciò detto, ei tace e lassa
    Me tutto pieno d’un tremor devoto:
    Io la gran tomba adoro, e sciolgo il voto.

    Il Mazzoni, nel cit. art., riferisce un anonimo sonetto satirico da lui trovato fra le carte Albergati della Biblioteca comunale di Bologna, in risposta a questo alfieriano; ma non vale la pena di riportarlo, tanto è inferiore al suo originale.
  4. Sonetto composto il 2 giugno 1783, alla vista di Venezia da Pellestrina.
  5. 2. Canuta, antica.
  6. 9-14. Pongansi a raffronto con questo sonetto i seguenti versi della satira I viaggi, intorno alla Repubblica di Venezia:
    Ma la Città che salda in mar s’imbasa
    Già si appresenta agli avidi miei sguardi
    E m’ha d’alto stupor l’anima invasa.
    Gran danno che cadaveri i Vegliardi,
    Che la reggean sí saggi, omai sien fatti,
    Sí ch’a vederla io viva or giungo tardi.
    Ma, o decrepita od egra o morta in fatti,
    Del senno uman la piú longeva figlia
    Stata è pur questa: e Grecia vi si adatti:
    Tal, che s’agli occhi forbe sua quisquiglia,
    Può forse ancor risuscitar Costei
    «Che sol se stessa e null’altra somiglia».

    E nell’Aut., a proposito del primo soggiorno da lui fatto in Venezia nel 1767: «Non presi nessunissima notizia, anco delle piú alla grossa, su quel governo che in ogni cosa differisce da ogni altro; e che, se non buono, dee riputarsi almen raro, poiché pure per tanti secoli ha sussistito con tanto lustro, prosperità, e quiete».
  7. 11. Per dura falda intendasi rupe scoscesa.